Romano Cagnoni è nato a Pietrasanta, in Italia. È riconosciuto a livello internazionale come uno dei fotografi più rappresentativi del ventesimo secolo. Fu Harold Evans, già editore del Sunday Times, ad inserirlo tra i più grandi, nel suo libro Pictures on a Page, insieme a Don McCullin, Eugene Smith e Cartier-Bresson. Trasferitosi a Londra nel 1958, dove rimarrà per oltre trent’anni, incontra Simon Guttmann, mentore di Robert Capa, con cui nasce un’intensa collaborazione. Fotografa la campagna elettorale di Harold Wilson e i funerali di Winston Churchill. Primo fotografo occidentale indipendente ad essere ammesso nel Vietnam del Nord durante la guerra insieme a James Cameron, convince Ho Chi-Minh a farsi fotografare guadagnandosi la copertina di Life Magazine. Segue il conflitto nel Biafra realizzando reportage che gli procureranno il prestigioso Overseas Press Award.

Con Graham Greene documenta il Cile di Allende, il ritorno di Peron in Argentina, il conflitto in Israele, l’Irlanda del nord, l’Afghanistan, la Polonia, dove fotografa di nascosto gli inavvicinabili soldati dell’Armata Rossa e ancora la ex Jugoslavia, la Cecenia e il Medio Oriente. Con le sue fotografie di guerre e conflitti ha raccontato la condizione umana, attraverso reportage pubblicati sui giornali dei più importanti magazines del mondo, tra i quali: Life, Stern, Observer, Paris Match, Times, Newsweek, Sunday Times, Epoca e L’Espresso. Nella sua carriera ha realizzato 50 mostre personali, ricevuto diversi premi e pubblicato 16 libri.

Romano Cagnoni in Kosovo, 1999.

“La migliore fotografia per me è un documento umano di impatto visivo. Documento nel senso che si relaziona all’esistenza. Umano perchè racconta lo stato d’animo del prossimo. E tutto questo deve avere un impatto visivo che lo renda memorabile.” Romano Cagnoni, Maledetti Fotografi, intervista pubblicata nel 2015.
Archivio della scheda di contatto di Romano Cagnino da Sarajevo 1992-1993.

Essere sul posto e scegliere di raccontare la realtà attraverso i volti e le storie degli uomini, riuscendo a metterne a fuoco gli stati d’animo è la strada intrapresa da Romano Cagnoni,
per rivelare la storia nello svolgersi di cambiamenti e rivoluzioni.


Il resto della galleria di Romano Cagnoni su Sarajevo è qui: GALLERIA

Ecco che la narrazione di accadimenti destinati a modificare irreversibilmente l’ordine del mondo – dal fotoreporter ampiamente documentati – diventa un susseguirsi di frammenti in grado di suscitare stupore, quando il punto di vista adottato sposta l’attenzione sull’elemento meno evidente, quello più impercettibile, al di là della cronaca fotogiornalistica ordinaria. Si tratta di un’operazione innovativa che il fotografo attua, comunicando la propria idea di realtà e restituendola in una visione inedita.


Una sfida continua perpetrata sul campo: dal lavoro sul Vietnam del Nord (1965), quale unico fotografo occidentale ad essere ammesso nel territorio, ai pluripremiati reportage in Biafra (1968-1970), fra i primi corrispondenti a documentare il fenomeno dei bambini che morivano di fame, delle masse che perdevano l’individualità, degli oppressi che tentavano di emergere come popolo della resistenza; e ancora dal Cile prima del Golpe per mano di Pinochet (1971), all’Argentina durante il ritorno di Peron (1972), fino alla rivoluzione in Romania (1989) o ad ardite e mai prima sperimentate produzioni, come l’allestimento di improbabili set nei campi di combattimento, per ritrarre i guerriglieri ceceni o l’utilizzo del banco ottico, per riportare la distruzione del conflitto in ogni suo minimo dettaglio nei territori della ex Jugoslavia.

Romano Cagnoni in Croazia, 1991.

“Ripercorrendo il suo lavoro, appare evidente come qualunque scelta risulti scaturita da un processo creativo in costante evoluzione, finalizzato alla produzione di rappresentazioni nuove che, pur muovendo da situazioni di stravolgimenti e conflitti, sovvertono le abituali risultanze del reportage – genere cui è sempre rimasto fedele – aggiungendo di volta in volta un elemento inaspettato. Una spinta alla riflessione, una tensione continua, oggi riconosciuta come quella capacità di saper vedere oltre i fatti, che è racchiusa in rappresentazioni destinate a permanere ‘memorabili’ nella storia.” Benedetta Donato

Romano Cagnoni in Sarajevo, 1992.


ROMANO CAGNONI è nato il 9 novembre 1935, nella piccola città costiera di Pietrasanta in Toscana, in Italia.
È morto il 30 gennaio 2018.


Visitate il sito Web di Romano Cagnoni per altre sue fantastiche opere: www.romanocagnoni.com


Musica usata:
‘Adagio For Strings by Samuel Barber’
La canzone è consentita per uso non commerciale su licenza:
Attribution-NonCommercial 4.0 International (CC BY-NC 4.0)

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